Indice

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LA CONGREGAZIONE DELL’INDICE E IL SUO ARCHIVIO

 

L’uso di pubblicare elenchi di libri proibiti dalle varie autorità s’introdusse dopo la proibizione, sancita nel 1515 dal IV Concilio Lateranense, di stampare libri senza il previo esame del vescovo. Ma questi indici, sebbene emanati per la maggior parte da fonti autorevoli verso la metà del Cinquecento, non erano ufficiali né completi. Ben presto si sentì il bisogno di avere un indice generale redatto dalla suprema autorità della Chiesa. Fu così che il Sant’Uffizio nel 1557, e con maggiore accuratezza nel 1559, pubblicò per ordine di Paolo IV Carafa il primo Index Librorum Prohibitorum ufficiale. Esso si componeva di tre elenchi: uno degli autori di cui erano proibiti tutti gli scritti, un altro dei titoli dei libri col nome dei rispettivi autori, e un terzo degli scritti anonimi. Nel 1563 Pio IV Medici faceva pubblicare il cosiddetto Indice tridentino, ossia redatto secondo le decisioni prese nel Concilio di Trento, e contenente le dieci regole generali per la censura dei libri da esso stabilite.

Il 4 aprile 1571, con la costituzione In apostolicae, Pio V Ghislieri istituiva la S. Congregazione dell’Indice (de reformando indice et corrigendis libris), confermata e rafforzata dal successore Gregorio XIII Boncompagni con la costituzione “Ut pestiferarum” del 13 settembre 1572, e più tardi da Sisto V Peretti. La procedura di questa Congregazione fu poi determinata da Clemente VIII Aldobrandini e, più solennemente, da Benedetto XIV Lambertini con la bolla Sollicita et provida del 9 luglio 1753, indicante minutamente il metodo da usarsi nell’esame e nella proibizione dei libri.

Compito del Dicastero era di esaminare libri e pubblicazioni di ogni sorta per vedere se contenevano errori contro la fede o la morale cristiana; in caso affermativo, di condannarli e inserirli nell’apposito Indice dei libri proibiti. La sua autorità era universale e aveva anche il diritto di infliggere pene severissime agli autori, ma quest’ultimo potere le fu tolto da Pio X Sarto con la costituzione “Sapienti consilio” (29 giugno 1908) e conferito ai tribunali competenti; ebbe però allargata la sfera d’inquisizione anche sui libri da pubblicarsi.

Per cura della Congregazione più di quaranta volte fu pubblicato l’Indice dei libri proibiti. Le edizioni più celebri sono quelle del 1664 sotto Alessandro VII Chigi, del 1758 sotto Benedetto XIV e del 1881 per ordine di Leone XIII Pecci. Ma la necessità di semplificare la procedura dell’esame dei libri proposti per la censura da ogni parte del mondo da vescovi e fedeli e di assicurare maggiore indipendenza e libertà di giudizio in materia così delicata, indusse Benedetto XV della Chiesa, col motuproprio “Alloquentes” del 25 marzo 1917, ad abolire la Congregazione dell’Indice e a farne una sezione della Congregazione del Sant’Uffizio. E appunto dal Sant’Uffizio fu preparata la successiva edizione dell’Indice, la quale venne pubblicata per autorità di Pio XI nel 1930.

L’Archivio della Congregazione dell’Indice fu custodito nel Convento della Minerva fino al suo trasporto a Parigi nel 1809. Da Parigi, nel 1816, l’Archivio tornò pressoché integro, circa 230 faldoni. Probabilmente ai primi del Novecento il fondo fu trasferito al Palazzo della Cancelleria, fino al deposito nell’attuale Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1917, quando la Congregazione dell’Indice fu soppressa e le sue competenze trasferite a quella del Sant’Uffizio. La consistenza del fondo è oggi di 328 faldoni manoscritti, la maggior parte grossi volumi rilegati, senza contare i libri allegati oggetto dello studio in ordine alla loro messa all’Indice.

L’Archivio della Congregazione dell’Indice è aperto alla consultazione degli studiosi in tutta la sua estensione, alle condizioni stabilite nell’apposito Regolamento per gli studiosi dell’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede.